COMPENDIO DI LETTURE EDIFICANTI
M.Aub
Delitti esemplari
A.Bierce
Dizionario del Diavolo
Il club dei parenticidi
R. Bradbury
Il cimitero dei folli
Ritornati dalla polvere
A. Breton
Antologia dello humour nero
W. Burrougs
Il pasto nudo
C. Castaneda
Il secondo anello del potere
R. Dahl
Storie impreviste
P. Dick
Ubik
C. Finney
Il circo del dottor Lao
T. Landolfi
Ombre
A. Paasilina
Piccoli suicidi tra amici
A. Poe
Racconti grotteschi
A. Ruellan
Manuale per una morte dignitosa
D.de Sade
La filosofia nel budoir
J. Swift
Modesta proposta
O.Wilde
Il delitto di lord Savile
P.G.Wodehouse
Ondata di crimini a Blandings
F.Massimi (a cura di)
Racconti di Halloween
A.Mainardi
Itinerari dell’humour nero
Barbara Garlaschelli
O ridere o morire
Yasmina Reza
Una desolazione
Sabine Deitmer
Addio maschio - 15 omicidi in rosa
Baldini-Bellosi
Halloween. Nei giorni che i morti ritornano
Frank Capra
Arsenico e vecchi merletti
Charlie Chaplin
Monsieur Verdoux
Roman Polanski
Rosmary’s baby
Per favore non mordermi sul collo
Jacques Tourneur
Il clan del terrore
Alfred Hitchcock
A.H.Presenta. Serie tv.
La congiura degli innocenti
Complotto di famiglia
Woody Allen
Crimini e misfatti
Mel Brooks
Frankenstein Junior
Danny De Vito
La guerra dei Roses
John Waters
La Signora Ammazzatutti
Niall Johnson
Famiglia Omicidi
Peter Berg
Cose molto cattive
B.Sonnenfeld
La famiglia Addams
Tim Burton
Beetlejuice
Ed Wood
Incubo prima di Natale
La Sposa Cadavere
Hayao Miyazaki
La Città Incantata
RITMI PER MUOVERE
LE OSSA
The Rolling Stones
Tupac Shakur
Michael Jackson
Duke Hellington
Chemical Brothers
Propellerheads
Django Reinhardt
Il Dizionario del Diavolo
Omaggio ad Ambrose Bierce
DAL BUIO
Max Ernst – Una settimana di bontà
Chas Addams – Vignette
Edward Gorey – Disegni
Dino Buzzati – Poema a fumetti
Wifredo Lam – Dipinti
Roland Topor – Sogni di giorno
Salvador Dalì – Oui. Metodo paranoico critico
Magnus & Bunker – Kriminal. Satanik. TNT.
Luigi Serafini - Codex
Goya – Capricci ; Bosh, Bruegel - Opere
Artiste Surrealiste:
Leonora Carrington – Leonor Fini – Dorothea Tanning
Meret Oppenheim – Toyen – Remedios Varo
Jacqueline Lamda – Giulie Heffernan – Kara Walker
Floria Sigismondi - Rosaleen Norton - Sandra Yagi
Notte fonda. Baron Samedi si alza di buon’ora,
si sgranchisce ben bene e si dirige verso l’armadio,
armadio che si presenta né più né meno che come
una serie di casse da morto addossate in verticale
alla parete. Apre le varie ante (coperchi) e resta lì
dubbioso a interrogarsi su quale scheletro indossare.
Più tardi vediamo Madame Ecate sorseggiare
in compagnìa dell’amato consorte del caffé
giù in giardino. Una immensa luna proietta
enigmatiche dense ombre tutt’attorno. Baron
Samedi, il consorte, di tanto in tanto estrae
da sotto il frac uno o due ossicini e li lancia per aria
con fare vagamente distratto. Le ombre intorno
si avventano prontamente e sgranocchiano
quei scarnificati rimasugli con avidità.
- Samedi! - lo rimprovera Madame Ecate – smetti
di viziare quelle ingorde! e soprattutto, non buttare
via tutte le tue preziose ossa; lasciane qualcuna
anche a me, bocconcino, prima che di te non
rimanga più nulla!
Baron Samedi a questo punto si solleva un po’
scricchiolante dalla poltrona, estrae il cilindro
dalla calotta cranica e con grande compostezza
accenna un inchino –Madame , tutte le mie ossa
sono a Vostra disposizione. A proposito,
di recente ho trovato una delle Vostre dentiere
incastonata sotto una delle mie scapole.
Nel vederla sono, ancora una volta, rimasto
estasiato dal Vostro incantevole sorriso.-
Il chiarore lunare inonda un piccolo cimitero
abbandonato. Diverse tombe scoperchiate
testimoniano che i proprietari hanno abbandonato
le loro dimore per cercare fortuna da qualche altra
parte. Solo Avanzata Decomposizione continua
ad albergare nella propria fossa in attesa di tempi
migliori, e cioè: la Resurrezione della Carne.
Egli, da buon Cattolico aspetta fiducioso.
Demoni verdastri muniti di naso a tromba
si radunano nei paraggi e, approfittando della loro
peculiarità anatomica, fanno il verso alle Trombe
del Giorno del Giudizio, così, per divertirsi un po’.
Sanno che il vecchio zombi ci casca sempre
e sbuca fuori dalla tomba in atteggiamento beatifico
inneggiando al nome del Signore e implorando
“novelle carni e rinnovato sangue”, cosa che
puntualmente suscita risa lazzi e scoregge
da parte dei demoniaci bontemponi.
E come se tutto ciò non bastasse ci si mette pure
una nostra conoscenza: Madame Ecate!
Scena notturna al cimitero.
Madame Ecate: -Ehilà, cadavere!
Avanzata Decomposizione: -Gira alla larga,
vecchia cariatide!
-Che ci fai tutto solo appollaiato sulla lapide come
un avvoltoio risentito, con quella bibbia muffita
sulle rotule?
-Quello che ci faccio non è cosa che riguardi una
diarrea scaturita dal ventre dell’inferno quale
tu sei, brutta baldracca!
-Chi parla! Un rigurgito di tomba, uno che ha più
vermi che pelle attorno alle ossa marce.
-Marci saranno i denti della tua dentiera.
Sei così decrepita che ti cascano anche i denti
della protesi, per non dir altro…
-Tu sei più che decrepito. Ci sono decrepiti
che non vogliono accettare la propria vecchiaia,
tu sei andato oltre, tu sei un morto stramorto
che nega la propria cadaverica evidenza!
-Non ci puoi arrivare, larva.
E’ la fede che mi tiene in vita!
-In vita! Sentitelo, in vita! Ah! Ah! Ah! Ah!
Sei comico, beh allora te lo ripeto a chiare lettere:
sei morto defunto spirato trapassato hai tirato
le uoia dipartisti sei rimasto stecchito hai esalato
l’ultimo respiro sei un cadavere cibo per i vermi
ti sei spento sei venuto a mancare hai cessato
di esistere sei scomparso non sei più di questo
mondo non ci sei il tuo posto è nella tomba…..
-Ci sono nella tomba!!! E voglio restarci in pace!
Perché ti accanisci contro di me? Perché mi rendi
la vita impossibile?
-La vita! Sentitelo, la vita! Ah! Ah! Ah! Ah!-
E così via di seguito. Ma perché Madame Ecate
tormenta in modo così adolescenziale quel
povero zombi? Non sarà in fondo in fondo
invaghita di lui? Staremo a vedere.
Sotto una equivoca luce lunare una scarna figura
femminile col favore delle ombre lascia la sua
dimora e in tutta segretezza si defila .
Per vie baluginanti di luci, i bianchi capelli
scarmigliati al vento, procede velocemente:
non correndo, non volando, ma scivolando sul selciato,
a dieci centimetri dal suolo.
Una nottola appollaiata sul cancelletto del
cimitero sgrana gli occhi più del solito nel vedere
sopraggiungere quel bolide. Ecate frena
e scavalca il cancello. A rapidi passi raggiunge una
tomba e la scoperchia. All’interno vi è Avanzata
Decomposizione rannicchiato sul fondo, tutto
intento a sverminarsi e pasteggiare dei suoi vermi.
- O santiddio! Rieccola di nuovo! Ma perché
non mi lasci in pace, perché mi rompi l’anima?
Perché puntualmente vieni ad oltraggiare la mia tomba?
Che male ho fatto io? Me ne sto qui tranquillo
ad aspettare la Resurrezione della Carne,
non faccio del male a nessuno… E’ vero,
sono nel tuo dominio ma…
- Eccotela la Resurrezione della Carne! -
Così dicendo la vecchia solleva la gonna e allarga
le lunghe gambe nude ai lati della fossa mostrando
la sua fessura ben aperta, turgida, bagnata.
Lo zombi giù da basso viene investito in pieno
da quella inattesa apparizione, strabuzza e una
antica memoria si fa largo dalla sopita profondità
dei suoi lombi: una scintilla a lungo obliata
riprende a crepitare, diventa un fuoco che divampa,
una colata lavica che si apre un varco nelle
carni morte e nel suo moto centrifugo genera
una pressione insostenibile nell’inguine ed egli
a questo punto trova la forza di distogliere
lo sguardo dall’Oscena Visione di Lei e vede, vede
il suo attributo, enorme, teso fino allo spasimo,
pronto a scoppiare.
-Si! – urla invasato – Ecco la Resurrezione della Carne! –
Afferra le caviglie della femmina (la quale ride trionfante)
e, arcuandosi grottescamente la infilza al volo.
Giù nella fossa, una sarabanda di membra scomposte,
di vermi brulicanti, di pagine squadernate
dei Sacri Testi, di urla, di sospiri.
II - CATAFALkON LA MUMMIA
Hmm! Interessantissimo questo annuncio! Madame Ecate
sta leggendo la pagina degli annunci dell’almanacco
locale “L’eco della Fossa”: Grasso di bambino
cedesi, ottanta chilogrammi lordi, ottimo prezzo.
- Questa si che è una fortuna insperata, finalmente
del buon grasso di bimbo! Finalmente potrò riprendere
le mie pratiche negromantiche, e con 80kg di sugna, hai voglia!
-Lucrezia! (Lucrezia è il nome della fida cornacchia)
occupati tu della faccenda! -
Lucrezia sta stravaccata davanti alla sfera di cristallo,
gonfia il piumato petto e poi lo sgonfia con un -uffaa!-
prolungato ed esacerbato.
-Come sarebbe a dire “uffa”, Sgomma! Mica ti campo
per startene da mane a sera a ficcare il becco negli affari
altrui davanti a quella stupida sfera; oltretutto quella roba
nuoce al cervello!-
-Io faccio quello che mi piace. Ecco!
Ecate pensa “Sicuramente sta attraversando il difficile
periodo preadolescenziale. E’ nella fase in cui si contrappone
a ogni autorità. Bisogna usare un po’ di tatto,
devo essere più comprensiva e indulgente nei suoi riguardi”.
Quindi si volge amorevolmente verso l’amata
cornacchia e con quanto fiato ha in gola le urla: - FILA!
Poco meno di un’oretta dopo Lucrezia è di ritorno
col carico. Si presenta ad Ecate nel seguente modo:
il nero corpo pendulo sotto una testa congestionata
e, fra la testa e il corpo, una manona ben stretta attorno
al collo. La manona appartiene a un bambino
quasi sferico: ottanta chili di sfericità.
-Cos’è questa storia?!- Sbraita Madame Ecate,
-Dovevi portarmi grasso di bambino, non un bambino grasso-!
Lucrezia vorrebbe rispondere, ma preferisce
conservare il fiato per tenersi in vita ancora un po’.
Il bambino dice: -Non c’è problema, è uguale.
-Uguale un corno! Oltretutto mi sei costato una cifra,
restituiscimi il malloppo, millantatore!
-Scordatene. A proposito, se vuoi indietro sto pennuto
devi sganciare dieci sacchi, sennò stringo.
-Tientelo pure, quel pennuto!-
Lucrezia ne approfitta per spirare.
-Insomma, che vuoi mostriciattolo?!
-Scherzavo, riprenditelo sto uccello del malaugurio.-
Porge alla vecchia il cadavere della cornacchia.
-Lucrezia, piccina mia, che cosa ti ha fatto quel
bambino cattivo? Te lo avevo detto che guardare
nella sfera è pericoloso…
-Ci hai proprio ragione - conferma il bimbo- noi sfere
siamo pericolose. Pericolosissime-. Detto questo fa
una giravolta attorno al proprio asse e si trasforma
nel Bambino Sferoide Mascherato, conosciuto anche
come Il Vendicatore Del Grasso Degli Innocenti,
colui che farà giustizia per tutti i bambini il cui grasso
ha arricchito i malefici intrugli delle streghe
fin dalla notte dei tempi.
– E comincio da te, ché sei la capoccia e la più
fetente di tutte, Madame Ecate!
…………………
Madame Ecate traffica nel sotterraneo della sua
dimora dove ha ricavato quello che lei chiama
il NegromAntro. Ed ecco che le fa visita l’amato
consorte, Baron Samedi in persona.
-Vedo delle novità- dice a un tratto il Barone.
-Quel bizzarro costume là in fondo, ad esempio, balza agli occhi.
- Ah quello- dice Madame- quello apparteneva
al Bambino Sferoide, Il Vendicatore ecc.
-E questa specie di stoccafisso appeso al trave,
che cosa sarà mai…
-Ah quello- dice Madame (sempre indaffaratissima)
-quello è ciò che rimane del Bambino Sferoide.
-Interessante- fa il Barone- e ditemi, mia cara,
è per caso strutto il contenuto di questo boccione?
-Ci sei quasi. E’ grasso: la via di mezzo fra quel costume
e questo stoccafisso. E ora se permetti, mio amor,
devi lasciarmi sola. Per ciò che mi accingo a fare
è Bene che tu non sia presente.
-Non sia mai, Madame! Au revoir, dolcezza.
Ecate chiude a chiave la porta. E’ eccitata, sembra
abbia la fregola. Volge l’attenzione verso il calderone
dove già da tempo gorgoglia una broda olezzosa.
Mette mano ad una ampolla e ne svuota il contenuto
nell’intruglio. Subito si solleva una spessa spirale
di fumo bluastro. Ora la Strega assume un atteggiamento
ieratico, solleva le braccia, tende le ossute dita
e attacca con l’evocazione:
-Sorgi, tu che un tempo fosti! Sorgi trapassato,
Trapassato Remoto. Vieni a me, Mummia del mio cuore!
Manifestati Catafalkon, manifestati a me, la tua
trepidante amante: Madame Ecate!
Dopo un attimo di esitazione il fumo si condensa e,
grazie anche al grasso di bambino presente nella
pozione, una forma prende corpo, precisamente:
l'agognata Mummia del vetusto Faraone Catafalkon,
noto ai più col nome di Trapassato Remoto.
Con un balzo Ecate trascina Fuori la Mummia dal
calderone e la adagia sul pavimento.
-Mia adorata!- biascica Catafalkon- E’ bello rivederti
dopo tanto tempo. Pensavo ti fossi ormai dimenticata
di me…- -Gli è che mi scarseggiò grasso di bimbo,
bambolotto. Ma ora stai un po’ tranquillino che è il
momento dell’altra, ben più importante, evocazione:
sai bene che non abbiamo tanto tempo!
Detto questo, afferra un sacchetto con della polverina
e la sparge proprio in prossimità del pube della Mummia.
–Come Ra, il potente dio sorge nel cielo del mattino
carico di promesse, similmente sorgi anche tu Scettro
del Faraone, sorgi e, soprattutto, cresci!
Ed ecco che, facendosi largo fra i millenari bendaggi,
l’Orgoglio del Re risorge e, soprattutto, cresce!
-Stop!- fa a un certo punto Ecate quindi, sollevata la gonna,
allargate a dovere le magre cosce e afferrato saldamente
il menhir, ci si impala.
-Vita mia…- mugola il Faraone, mentre lei si dimena
a tutto spiano -Perché questa tortura…Perché questi
fugaci incontri clandestini…Perché non regolarizziamo
una volta per tutte la nostra posizione?...-
Ma la scatenata negromante (o sarebbe più esatto
dire negroamante?) manco lo sta ad ascoltare.
Va avanti con la sua sfrenata cavalcata, mentre
la povera Mummia a poco a poco si disfa e si sfarina.
Immersa in una nuvola grigioazzurra di polvere
millenaria la scarmigliata Ecate, la Strega, la Megera,
manda urla estatiche e ha le meningi accese:
non ha ancora completato la tenzone,
che già pensa alla prossima evocazione!
III - IL CONTE ONìRO
Il Conte Onìro, ributtante e necrotico vampiro,
ha perso il suo abituale buon umore. Va avanti
e indietro nella sua caverna come un’anima tormentata.
Ogni tanto si ferma, aggrotta le sopracciglia,
impugna il mento sfuggente, storce la bocca, guarda
di sbieco verso l’alto, poi fa spallucce
e riprende a deambulare.
– Mi sento come se mi mancasse qualcosa!
(Questo è ciò che si ripete) - Ma che io possa essere
impagliato ed esposto su una bacheca in un museo
di chirotterologia se so che accidenti mi manca!
-(Questa è l’invariabile conclusione a cui ogni volta perviene).
-Certo, potrei far finta di niente….fare come se nulla fosse,
insomma; ma mi sento come se avessi
un fastidioso prurito da qualche parte:
non so dov’è ma c’è, dannazione!
-E poi non mi piace questo umore da prete senza cibo
senza fanciulli e senza sacramenti che mi ritrovo!
-Ho un’idea! Farò visita al mio caro amico Baron Samedi.
Sono sicuro che quel navigato stregone saprà
scrutare nel mio animo e trovare l’adeguato
rimedio ai miei tormenti!
Ciò detto, appiattisce il lungo naso sulla faccia,
stira le orecchie dai grandi padiglioni ai lati del capo,
allunga le dita delle mani a dismisura
stendendo fra di esse una membrana carnea,
scuote cartilagini, tendini e ossa, prende la rincorsa,
guadagna l’uscita del suo covo e finalmente
plana nella notte.
-Grazie, mio caro amico, grazie per questo squisito
sigaro e anche per questa comodissima sedia
a dondolo che mi hai messo così gentilmente sotto le natiche!
In realtà il Conte Onìro non sta esattamente basculando
- come lui erroneamente è portato a pensare-
su una sedia a dondolo, bensì direttamente
sui propri glutei, sul pavimento, con ambedue
le gambe per aria e le mani saldamente
ancorate una ad una bottiglia di rum, l’altra
a un voluminoso sigaro cubano.
Poco distante, Baron Samedi volteggia in una danza
sgangherata accompagnandosi con due tibie
che lui percuote con la massima diligenza.
Ogni tanto fa una breve pausa, quel tanto per
concedersi una profonda aspirata al sigaro
e una generosa sorsata alla bottiglia.
Le cose non sono andate come dovevano andare.
Samedi aveva sgozzato il suo migliore galletto
nero per divinare attraverso le sue viscere
la malasorte del Conte. Poi però, avendo invitato
Onìro a pranzo quel galletto era finito "al tegamino"
comprese le preziose interiora, compromettendo
l'indispensabile materia prima. Così aveva deciso
che forse sarebbe stato meglio andare
direttamente in trance. Ma era subito piombato
in un alcolico sonno profondo. Il Conte, dal momento
che si trovava in una tomba (Samedi aveva
insistito sulla faccenda della tomba perché
lì sotto lui ha più potere) era stato colto da
un presagio di fine imminente e si era attaccato
-lui astemio- alla bottiglia e ora giacevano,
entrambi perfettamente esanimi, sul fondo della
fossa. Ma ecco che il Barone spalanca di colpo
gli occhi e balza in piedi come una marionetta:
-Ho trovato!- urla puntando l’indice scheletrico
verso l’alto –Non riesco a scrutare nel profondo
del tuo animo perché qualcosa di poco chiaro
ostacola le mie facoltà! Dobbiamo quindi passare
al piano C, e cioè “Testa di Morto Parla”!
-Spiegati meglio vecchio mio- farfuglia il Conte
schiudendo una palpebra.
- Seguimi attentamente: prendi il mio cranio
e poggialo su quella cassetta, quindi interrogalo.
Lui, decontestualizzato e quindi non intralciato
da subdole insinuazioni, funziona molto meglio.
Vedrai che le sue argute risposte ti illumineranno.
- Però, mi raccomando, poi rimetti il cranio
al suo posto e cioè sulle mie spalle, intesi?
Ecco che il famoso teschio del Barone sta ora
in bella mostra sulla cassetta. In un primo momento
ha l’aria di essere più vuoto che mai e anche
un po’ ottuso. Poi riprende il ghigno di sempre
e dalla profondità delle fosse oculari una luce
sinistra pare trarre delle inattese conclusioni.
Un sibilo cavernoso si articola fra le mandibole.
Il sibilo ingiunge al Conte di appropinquarsi,
giacché la Verità va riferita in un orecchio.
Il Conte non fa neanche in tempo ad accostarsi
che le mandibole con uno scatto repentino, tipo tagliola,
gli tranciano di netto il gotico padiglione auricolare.
Il Conte Onìro emette un urlo atroce e la Tremenda
Verità gli si palesa!
Questi i Fatti: tempo prima, circa un mesetto,
il Conte s’era svegliato da un incubo nel quale,
incredibile a dirsi, veniva vampirizzato.
Svegliatosi di soprassalto aveva constatato con
orrore che il suo sicuro giaciglio, l’amata bara,
era stata scoperchiata e, peggio ancora,
un'ombra inquietante indugiava nei pressi di essa.
Scendendo nei particolari ed aguzzando la vista
Onìro s’era ben presto reso conto d’essere
detentore di una ragguardevole erezione.
Ma non finiva lì: asserragliata attorno alla sua virilità
un’avida bocca procedeva con metodo e efficacia
a stantuffarlo, con esiti che di lì a poco sarebbero
sfociati in una ululante eiaculazione.
Inutile dire che il Conte, una volta ripresosi,
si trovò combattuto fra il legittimo disappunto
per la propria intimità violata, e una più indulgente
accondiscendenza, visto lo stato d’animo
gaudioso appena sperimentato.
In ogni caso, anche se avesse voluto protestare
non avrebbe potuto, poiché ora Madame Ecate
si era piazzata proprio sulla sua bocca, o meglio,
aveva piazzato sulle di lui avide fauci la sua
incommensurabile fica, così ricca di umori,
di sentori e di afrori, in altre parole: inebriante.
Questa relazione, diciamo così, gastronomica,
era andata avanti per non molto tempo, giacché
a Madame le cose vengono presto a noia e il Conte,
sebbene un po’ contrariato, non aveva avuto niente
da ridire. Solo ora però giunge all’agghiacciante
conclusione (grazie anche al doloroso
–e anche un po’ vendicativo se vogliamo-
suggerimento dell’Arguto Barone) e cioè che quella
Megera non si era limitata soltanto a succhiargli
copiose quantità di fluidi vitali, ma anche
la sua preziosa anima che, sebbene dannata
era pur sempre l’unica anima di cui disponeva!
fine









